Pagelle Liegi-Bastogne-Liegi 2025: Pogačar inavvicinabile, Ciccone va oltre la stanchezza, con Velasco e Bagioli è bella Italia – Evenepoel rimane a secco

Tadej Pogačar (UAE Team Emirates), 10 e lode: La Liegi, come Il Lombardia, ormai è diventato il giardino di casa dello sloveno. Gestisce, controlla, piazza un attacco “nucleare”, saluta tutti e si gode la passerella degli ultimi chilometri, allungando una lista sconfinata di primati e mettendo un altro trofeo pesantissimo, per prestigio e tradizione, in una bacheca già traboccante. Se gli altri “mostri” di questa epoca ciclistica non sono al meglio, o non sono proprio in gara, per tutti gli altri non c’è partita.
Giulio Ciccone (Lidl-Trek), 10: Cinque giorni di gara, su un percorso durissimo, al Tour of the Alps, un viaggio non comodissimo e poco più di 24 ore di recupero prima del via di una delle corse più difficili di tutto l’anno. Così come successo a Romain Bardet nel 2024, l’abruzzese trova le sensazioni migliori di chilometro in chilometro, si muove con attenzione e lucidità e va a prendersi un risultato di enorme peso specifico. Certo, c’è sempre “quello lì” al primo posto dell’ordine d’arrivo, ma la prestazione rimarrà fra quelle da ricordare.
Ben Healy (Ef Education-EasyPost), 9: Anche per l’irlandese questo è un podio che vale tantissimo, considerato il contesto e l’importanza della gara. Stavolta riesce a correre in maniera ordinata, sfruttando anche il buon lavoro della squadra e gestendo le energie in maniera oculata, senza sprecarle in accelerazioni poco produttive. La volata non è il suo fondamentale migliore e quindi la sfida con Ciccone lo vede sconfitto, ma comunque soddisfatto. Chiude il Trittico delle Ardenne con un decimo, un quinto e appunto un terzo posto: niente male davvero.
Simone Velasco (XDS Astana), 8: Quarto posto a dir poco pesante per il campione italiano 2023, che regola il gruppo degli immediati inseguitori, firmando un risultato di grande prestigio, che fa anche molto contenta la squadra, visto il notevole carico di punti UCI che il piazzamento frutta. Inizialmente rimasto dietro, quando la corsa è esplosa, ha saputo rientrare, trovando poi le energie necessarie per confezionare un finale eccellente.
Thibau Nys (Lidl-Trek), 7,5: Le aspettative erano alte su di lui, anche se probabilmente un po’ meno elevate rispetto a quelle che gli gravitavano intorno alla Freccia Vallone. Alla fine, alla prima Monumento di una carriera ancora giovanissima, porta a casa un quinto posto che fa bene al morale e che fa sorridere anche la squadra.
Andrea Bagioli (Lidl-Trek), 7,5: Al netto della presenza inavvicinabile di Pogačar, che toglie il premio più importante a tutti gli altri, c’è anche lui a coronare una giornata molto brillante per i colori della squadra statunitense, che lavora molto nella fase centrale della corsa e che lascia Liegi con tre corridori nei primi 10 dell’ordine d’arrivo.
Neilson Powless (Ef Education-EasyPost), 7: Chiude una primavera da protagonista con una nuova prova di ottimo livello, sia a sostegno del compagno di squadra Healy che in termini personali, chiudendo la Doyenne con un rispettabile decimo posto. Buona prova anche per il compagno di colori Alex Baudin (voto 6,5).
Mauro Schmid (Jayco-AlUla), 6,5: Lo svizzero è stato uno dei corridori più continui di questo periodo sulle Ardenne, anche se a titolo personale gli è mancato il risultato di spicco. In questa Doyenne si è mosso bene nel momento più caldo e poi si è messo al servizio del più veloce compagno di squadra Michael Matthews (voto 6): l’australiano è riuscito a essere ancora una volta presente nel finale, anche se l’undicesimo posto finale probabilmente non lo soddisfa del tutto, visto che la volata del gruppo inseguitore metteva in palio caselle più prestigiose dell’ordine d’arrivo.
Brandon McNulty (UAE Emirates XRG), 7: Nell’ordine d’arrivo lo si trova nelle pagine intermedie, ma fa quel che deve per il fenomenale compagno di squadra e poi si muove anche con intelligenza nei momenti in cui dietro infuriano gli attacchi altrui. L’impressione è che abbia le potenzialità, quando Pogačar sarà altrove, per giocarsi risultati importanti in questa Monumento.
Daniel Felipe Martínez (Red Bull-Bora-hansgrohe), 6,5: Prove di Giro d’Italia, decisamente riuscite. Il colombiano, che tornerà alla Corsa Rosa con compiti, almeno inizialmente di gregariato, salva parzialmente il bilancio delle Classiche della squadra tedesca con un rispettabile settimo posto.
Tom Pidcock (Q36.5), 6,5: È lui a provare a rispondere all’attacco di Pogačar, anche se la mossa pare più finalizzata ad avvantaggiarsi in chiave secondo posto. Non riesce però a dare continuità alla sua azione e si fa scappar via Ciccone e Healy. Deve così accontentarsi di un piazzamento buono sì, ma probabilmente non in linea con le aspettative sue e della squadra. Chiude così un Trittico delle Ardenne in cui si dimostra continuo; nel contempo, però, gli è mancato l’acuto.
Guillaume Martin (Groupama-FDJ), 6,5: La gamba è di quelle buone, tanto da permettergli di mettersi in evidenza mentre infuria la battaglia per il podio. Gli manca però lo spunto per fare la differenza decisiva e poi, ovviamente, il fatto di trovarsi alla fine in un gruppo molto numeroso gli impedisce di coronare con un buon piazzamento la sua giornata.
Mattias Skjelmose (Lidl-Trek), 6,5: Date le condizioni in cui si trovava dopo la caduta della Freccia Vallone, fa probabilmente più del dovuto, portando a termine la gara e spendendo anche delle energie importanti nell’arco della corsa.
Julian Alaphilippe (Tudor), 5,5: Come già accaduto in altre corse di questo periodo, è nel vivo dell’azione nel momento decisivo, dimostrando il suo tipico coraggio. Gli manca però il fondo necessario per mantenere il suo livello prestativo alto e per tenere botta alle mosse degli altri, che invece vanno in crescendo. Era nel gruppetto da podio, ma all’arrivo chiude 58esimo.
Ineos Grenadiers, 5,5: Non ci fosse Axel Laurance (voto 6,5) a salvare parzialmente il bilancio con il suo ottavo posto, la giornata sarebbe da dimenticare, soprattutto per via dell’attacco a due, lanciato da Bob Jungels e Tobias Foss quando era troppo tardi per anticipare, magari entrando in fuga, e troppo presto per ambire a fare la differenza.
Remco Evenepoel (Soudal Quick-Step), 5: Alla fine, il corpo gli ha presentato il conto. Poco più di una settimana fa rientrava alle gare dopo un lungo periodo di recupero, seguente a un infortunio grave, e addirittura vinceva un duello con Wout van Aert. Nei giorni successivi ha fatto altre ottime cose, per poi lanciare un primo segnale preoccupante, sull’arrivo della Freccia Vallone. Pareva fosse il freddo, ma, più probabilmente la condizione non era ancora quella giusta per affrontare una serie di corse così dure e di alto livello. Stavolta, la sua luce si spegne quando altri accendono i fuochi d’artificio. Avrà tempo per rifarsi.
Marc Hirschi (Tudor), 5: L’uomo di riferimento per la squadra era lui, almeno per quel che si è visto nelle fasi preparatorie di gara, ma lo svizzero non è riuscito a lasciare la sua impronta sulla gara.
Santiago Buitrago (Bahrain-Victorious), 5: Nel momento in cui gli atleti più forti in salita fanno la differenza, lui non riesce a entrare nel cuore dell’azione, rimanendo quindi lontano dalle posizioni che contano e da quel podio su cui era salito giusto due anni fa.
Enric Mas (Movistar), 5: Ci si poteva anche aspettare qualcosa da uno scalatore fondista come lui, ma alla fine chiude non pervenuto, così come tutta la sua squadra.
Romain Bardet (Picnic PostNL), sv: Sperava di ripetere il clamoroso secondo posto dello scorso anno, presentandosi, come nel 2024, al via dopo le fatiche del Tour of the Alps. La sfortuna, sotto forma di guaio meccanico, lo taglia però fuori nel momento in cui la corsa esplode definitivamente.
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